⭐RUSTIES⭐
“Dove Osano I Rapaci”
La rockband arriva al Druso loro ultimo album “Dove Osano I Rapaci”!
Con una carriera ventennale alle spalle i Rusties portano con loro tutto il bagaglio culturale e professionale per un concerto unico.
Apertura porte ore 21.00
Ingresso consumazione inclusa 10 euro
Al Druso si mangia cucina con hamburgher-anche per vegetariani e vegani!
Bio:
Nati nel 1998 come band dedita al repertorio più “rugginoso” di Neil Young (a cui hanno dedicato quattro apprezzati album live pubblicati tra il 2002 e il 2008), i Rusties si sono evoluti da tempo in un quintetto dedito a un rock originale i cui album “Move Along” (2009) e “Wild Dogs” (2011) hanno ottenuto significativi riscontri di pubblico e critica portandoli a esibirsi in tutta Europa e a collaborazioni di grande rilievo (Mary Coughlan, Cristina Donà, Andy White, Steve Wynn, Robyn Hitchcock, Willard Grant Conspiracy, etc). Il nuovo album “Dove Osano I Rapaci” arriva a due anni esatti dal precedente album “Dalla Polvere E Dal Fuoco”, lavoro unanimemente accolto da pubblico e critica come una pregevole raccolta di “cover d’autore” riadattate in italiano dal leader, cantante e chitarrista del gruppo Marco Grompi. Le canzoni del nuovo album rappresentano, per sound e contenuti, un’ulteriore svolta nel lungo, atipico e multiforme percorso della band bergamasca. Undici nuovi brani originali per la prima volta cantati in italiano eppure ancora saldamente immersi nel solco sonoro di quella rugginosa matrice rock angloamericana che, da circa un ventennio, i Rusties stanno percorrendo con grande originalità nel circuito più genuinamente indipendente. Per la prima volta nella storia dei Rusties, nelle canzoni del nuovo album si alternano nel ruolo di voce solista, oltre a Grompi, anche gli altri componenti del gruppo: il chitarrista e “cantattore” Osvaldo Ardenghi, il leggendario bassista e cantante Fulvio Monieri (Bennato, Perdio, Nuova Equipe 84, Extramusik), il tastierista Massimo Piccinelli e il batterista Filippo Acquaviva.
Dalla rassegna stampa 2017:
“Un contributo forbito al rock d’autore nazionale (disco consigliato)” (Rockerilla)
“Un disco che consolida la loro identità di band, distanziandosi sempre più dall’influenza del primo nume tutelare (7/10)” (Il Mucchio)
“Un gruppo rock unico nel panorama italiano (…) Onestà, musicale e lirica, è forse la parola chiave di Dove osano i rapaci (…). Fatevi un regalo, perché questo è proprio un bel disco” (LateForTheSky)
“I Rusties fanno il grande passo e consegnano alla storia un disco di canzoni inedite (…) Illustrano un cammino che ormai segue una linea originale. La matrice resta schiettamente rock, angloamericana, le parole scorrono sui racconti con ricercata fluidità” (L’Eco di Bergamo)
“Un album che conferma i Rusties come una delle migliori band di rock italiano in circolazione (7/10 – disco consigliato)” (Distorsioni.net)
“Un altro album decisamente potente da una band che, da molto tempo, non ha più bisogno di essere paragonata ai grandi nomi internazionali di questo genere” (Glitterhouse Bulletin)
“I Rusties alla svolta (…) cantano in italiano testi originali, sempre fedeli al rock rugginoso degli anni Sessanta-Settanta (…) Nel disco sono molti i temi sociali trattati” (Corriere della Sera)
“Coraggiosamente cantato in italiano, è un disco di purissimo rock italiano come, ironia, in Italia fanno in pochi (…) Un suono originale che fa rima con intelligenza” (IlSussidiario.net)
“In undici brani dichiarano un amore sperticato verso l’Americana Sound declinato nella forma canzone nostrana” (Il Manifesto/Alias)
“Ormai un’eccellenza consolidata del roots rock italiano di ispirazione americana (…) Il linguaggio universale del migliore e piu’ autentico rock, asciutto, diretto, passionale e senza fronzoli” (Paper Moon)
“L’eco di un bell’impasto sonoro, forgiato in tanti concerti, è la sensazione più intensa e durevole che lascia il disco. Per la band si aprono un nuovo capitolo e una nuova sfida, alla ricerca di una rotta sempre più originale e personale nel cielo della musica italiana”. (Mescalina.it)
”I Rusties ti sbattono addosso un suono che sembra un concentrato della E Street Band, degli Heartbreakers, degli Allman Brothers più ruggenti e convinti. Garantendosi anche qualche deriva musicale più “eretica”, da jam band cosciente che sa tenere gli stumenti in mano. In cinque suonano come se avessero accordato cuore e cervello su medesimi battiti e pensieri. E i testi? Uno sguardo amaro, spietato, sprezzante su un presente povero e sazio di nulla, spogliato di spessore, con brutte ulcere sulla memoria. Personale e collettiva. Un bel paracadute contro la miseria frequente del “rock in italiano (4,5 stelle)”. (Discoclub65.it)
“Ciò che si avverte, sin da subito, è la qualità dei testi sempre profondi, intensi, e vibranti di una urgenza espressiva, che nei dischi precedenti era più complesso cogliere. Ad impreziosire il tutto sono architetture sonore dirette ed efficaci tanto nei passaggi più elettrici quanto negli spaccati più acustici, ed in questo senso determinante appare la scelta di registrare il disco in presa diretta (…) Un disco di grande spessore, che segnerà, senza dubbio, una svolta importante nella storia della band bergamasca”. (Blogfoolk.com)
“Dove osano i rapaci ha il merito insomma di non mimare l’indie rock incolore di oggi, ma di collegarsi semmai a una tradizione che fra canzone d’autore, blues dal sapore progressivo, divagazioni elettriche ed echi West Coast colloca i Rusties fra passato e presente. (…) C’è un gusto estetico e sonoro che affonda a piene mani in una precisa stagione musicale, ma c’è anche una parte lirica importante che mischia saracasmo pungente, disillusioni e speranze tradite di una generazione, nel fotografare la società italiana di oggi (Disco Consigliato)”. (RootsHighway.it)